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Per pagare le tasse occorrono 238 ore!

A cura dell’Ufficio Stampa
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“Il sistema fiscale va ripensato anche in funzione del tessuto economico del Paese composto per il 98 per cento da micro e piccole imprese. Ridurre le complessità e il peso degli oneri fiscali è condizione fondamentale per sostenere le imprese in questo momento così difficile. Basti pensare che, per pagare le tasse, un imprenditore deve sprecare 238 ore l’anno, 79 ore in più rispetto alla media dei Paesi Ocse”. Lo mette in luce Confartigianato Federimpresa cesenate.

 

 

Le tasse vanno abbassate a tutti i livelli, dal nazionale al locale. La semplificazione del sistema tributario – mette in luce il Gruppo di Presidenza formato da Daniela Pedduzza, Marcello Grassi e Stefano Ruffilli – deve basarsi sul riordino di tutte le norme fiscali, eliminando quelle superflue e sistematizzando le altre in testi unici, per trovare, in una sola legge, le disposizioni che riguardano la disciplina delle singole imposte. Il fisco va riformato eliminando le complicazioni burocratiche, semplificando la giungla di deduzioni e detrazioni, assicurando pari trattamento a tutti i redditi da lavoro indipendentemente dalla loro categoria reddituale (lavoro dipendente, d’impresa o di lavoro autonomo), garantendo uniformità di trattamento nella tassazione del reddito d’impresa indipendentemente dalla forma giuridica dell’impresa stessa. A questo proposito, va reintrodotta la tassazione proporzionale sul reddito d’impresa per imprese individuali e società di persone per favorire la patrimonializzazione delle piccole imprese”.

“Bisogna abrogare gli adempimenti nell’ambito di una nuova strategia di controllo che punti ad utilizzare al meglio la tecnologia e l’incrocio delle banche dati disponibili – aggiunge il Gruppo di Presidenza -. In particolare, l’introduzione dell’obbligo di fatturazione elettronica e della trasmissione telematica dei corrispettivi impone di abrogare adempimenti costosi e divenuti ridondanti (ad esempio il regime dello split payment e del reverse charge). Inoltre va ridotta dall’8% al 4% la ritenuta applicata sui bonifici che danno diritto a detrazioni d’imposta e va innalzata da 5.000 a 50.000 euro il limite che rende obbligatoria l’apposizione del visto per la compensazione dei crediti Iva. Evasione ed elusione fiscale vanno combattuti, ma senza caricare le imprese fedeli di ulteriori costi. Chiediamo di introdurre il contrasto di interessi: significa rendere detraibili parte delle spese sostenute dai consumatori finali. Oltre al recupero di evasione, si otterrebbe una efficace lotta all’abusivismo. I settori interessati dovranno essere individuati anche in ragione del livello di evasione. L’introduzione del contrasto di interessi per tutti gli interventi minori relativi all’abitazione ma anche, ad esempio, su servizi collegati al turismo, sulla falsariga di quanto già avvenuto per le ristrutturazioni edilizie, consentirebbe non solo di recuperare parte del sommerso ma, allo stesso tempo avremmo un effetto positivo sull’economia locale e su un mercato che, dopo due mesi di lockdown, rischia di continuare a subire gli effetti della crisi”.

 

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Credits: Federico Lodesani

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