Imprese artigiane, il caro tassi blocca gli investimenti in macchinari

A cura dell’Ufficio Stampa
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L’analisi sulle previsioni di crescita, sulle tendenze della congiuntura e le incognite delle politiche economiche è proposta nel documento ‘Il percorso a ostacoli per l’economia italiana nel 2024’ dell’Ufficio Studi di Confartigianato, pubblicato su il Sussidiario.net.

“Il primo rilievo – afferma il Gruppo di Presidenza di Confartigianato Cesena – è che nel corso dell’autunno si sono dimezzate le previsioni di crescita per il 2024, passando dal +1,2% al +0,6% di Banca d’Italia di metà dicembre. Tra le criticità rilevate il caro tassi che frena gli investimenti in macchinari. Ad ottobre 2023 il costo del credito bancario per le imprese sale al 5,52%, in aumento di 391 punti base rispetto all’1,61% di giugno 2022, mese precedente all’avvio della stretta monetaria. Nonostante la frenata dell’aumento dei prezzi – nel 2024 il tasso inflazione nell’Eurozona si dimezzerà al 2,7% rispetto al 5,4% del 2023 – i tassi di interesse si collochino su livelli che”, forniranno un contributo sostanziale al conseguimento del target del 2% di inflazione. La stretta monetaria mette a rischio gli investimenti, vitali per le imprese sia per aumentare la produttività, che per gestire le transizioni green e digitale. Nel terzo trimestre del 2023 gli investimenti in macchinari e impianti sono scesi dell’1,9% su base annua, mentre un segnale in controtendenza arriva dalla forte risalita (+18,2%) di quelli in mezzi di trasporto, una tendenza che favorisce una mobilità di merci e persone più sostenibile”.
“A fine 2023 persistono elevati prezzi retail dell’energia – prosegue il Gruppo di Presidenza Confartigianato Cesena -. A novembre il prezzo al consumo di elettricità e gas, pur scendendo del 42,3% rispetto un anno prima, rimane del 55,8% superiore alla media del 2021. Le ultime previsioni di Banca d’Italia indicano per il 2024 un prezzo del gas di 47,4 euro/MWh, in risalita del 14,2% rispetto ai 41,5 euro/MWh del 2023, collocandosi su un livello più che doppio (+162%) rispetto alla media del triennio pre-pandemia (2017-2019). Le imprese rimangono preoccupate per la spinta delle materie prime e dei costi energetici mentre si mostrano resilienti sul fronte degli investimenti e dell’occupazione: gli imprenditori stanno provando a reagire ai segnali recessivi tutelando le risorse del capitale umano e fisico delle imprese”.