Giorgio-Merletti

Il presidente Merletti: “Fate lavorare le imprese che risolleveranno il Paese”

A cura dell’Ufficio Stampa 
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Giorgio Merletti, presidente di Confartigianato nazionale, ospite di Confartigianato Cesena dove ha incontrato il consiglio direttivo nella sede cesenate e premiato l’impresa Gruppo FlashStart di Francesco Collini. Un ritorno, per Merletti, più volte di casa alla Confartigianato Cesena in questi anni. Presidente per due mandati, dal 2012, subentrato a Giorgio Guerrini, Merletti, imprenditore artigiano nel settore del legno, ha 69 anni ed è nato a Arsago Seprio (Varese).

A otto mesi dallo scoppio della pandemia qual è la situazione della ripresa nel variegato mondo dell’artigianato? Quali settori sono più in sofferenza e quali sono ripartiti con maggiori risultati? 

“Gli artigiani e le piccole imprese hanno sofferto gli effetti della pandemia con forti cali di fatturato, produzione ed export. In particolare, tra gennaio e giugno 2020, le esportazioni dei settori delle micro e piccole imprese sono diminuite del 19%, con una crisi più acuta per i settori di design, moda, gioielleria e mobili.  I maggiori problemi riguardano infatti settori come la moda, la produzione di mobili, le attività legate alla filiera del turismo, come ad esempio il trasporto persone.  Ma, sul fronte della tenuta dell’occupazione, i piccoli imprenditori stanno resistendo meglio delle imprese più grandi. Infatti, a settembre, le assunzioni previste dalle micro imprese del manifatturiero e delle costruzioni sono in crescita del 4,5%”.  

Quali sono le maggiori criticità del fare impresa in convivenza col covid? 

“Cito un aspetto, in particolare, che abbiamo denunciato nei giorni scorsi sulla stampa.   Lo smart working della Pubblica amministrazione provoca a due terzi delle nostre imprese molte difficoltà di accesso ai servizi pubblici. Le criticità denunciate dalle piccole imprese dimostrano che la pubblica amministrazione deve ristrutturarsi e riorganizzarsi per consentire ai dipendenti pubblici di svolgere i propri compiti in modo efficiente, pur operando in smart working.  Non è tollerabile che, oltre alle difficoltà della crisi, gli imprenditori debbano subire anche questi problemi di accesso ai servizi pubblici”.  

Quali sono le principali richieste di Confartigianato per il sostegno eccezionale alle piccole imprese? 

“Confartigianato sostiene Le risorse europee devono essere usate per cambiare strutturalmente le cose che non funzionano. Una di queste è il sistema fiscale. Via tutti i costosi e inutili adempimenti che ostacolano le imprese.  In tema di finanza d’impresa, bisogna favorire l’accesso al credito da parte delle piccole imprese. Noi chiediamo una banca a partecipazione pubblica con la finalità di supportare piccoli e piccolissimi, sul modello della vecchia Artigiancassa, che in Italia ha funzionato benissimo per 50 anni. L’innovazione digitale, poi, è decisiva per le piccole imprese del settore manifatturiero. Servono investimenti in infrastrutture tecnologiche e incentivi per diffondere innovazione tra le imprese.  Ecco quello che chiediamo: stabilizzare gli interventi previsti da Impresa 4.0 rendendoli ancora più a portata e a misura di piccola impresa; realizzare la riforma della legge quadro dell’artigianato per consolidare e irrobustire le imprese e rafforzarne la patrimonializzazione; interventi per sviluppare le competenze, favorire la trasmissione d’impresa, rilanciare la piccola manifattura nei centri urbani, recuperare gli immobili di interesse storico ed artistico; sostegno all’internazionalizzazione del made in Italy, puntando sulla tutela dell’indicazione d’origine dei prodotti,rendere strutturali tutti gli incentivi per le ristrutturazioni edilizie, garantire la durata triennale per il superbonus 100%, riqualificare in chiave green e mettere in sicurezza il patrimonio edilizio pubblico; rilanciare l’apprendistato come canale privilegiato di accesso al lavoro e incentivare la formazione professionalizzante anche investendo sugli Istituti tecnici superiori.  In tema di lavoro diciamo no, no ad un ammortizzatore sociale unico”. 

Che cosa proponete per ottenere una più rapida ricaduta a terra della messe di provvedimenti che vengono emanati a getto continuo? 

“Ancora una volta è la burocrazia che blocca tutto. Basta, è già odiosa in tempi normali. Diventa intollerabile in una situazione di crisi come quella che stiamo vivendo.  Faccio solo un esempio. Dobbiamo aspettare mesi per il trasferimento al nostro fondo di solidarietà bilaterale dell’artigianato delle risorse già stanziate dal governo per erogare la cassa integrazione ai dipendenti delle imprese artigiane sospesi dal lavoro per covid 19.   È davvero terribile che debba passare tanto tempo, tra il dire e il fare, a risorse stanziate”. 

Dallo stato d’incertezza siamo ormai passati all’incertezza di Stato? Cosa fare per uscire da questa spirale di caos che in tempi di emergenza sanitaria è come un altro virus che paralizza le imprese? 

“Dico soltanto che noi imprenditori vogliamo essere lasciati liberi di lavorare e di creare lavoro. Nessun contributo, nessun incentivo vale la libertà di fare impresa. Noi non vogliamo essere assistiti. Anche perché il lavoro vero non si crea per decreto”.  

Come vengono valutate da Confartigianato sino ad ora le azioni intraprese dall’Esecutivo? 

“Quello che ci preoccupa delle numerose e pur positive misure varate dal Governo sono i tempi e le modalità della loro concreta attuazione. Le imprese hanno bisogno di essere aiutate a ripartire subito, non fra uno o due anni, è’ poco utile continuare a fare leggi se poi non ‘scaricano a terra’ rapidamente i loro effetti. Vediamo quello che è successo con i ritardi nell’erogazione dei prestiti garantiti dallo Stato previsti dal Decreto Liquidità. E ancora: per erogare velocemente i contributi a fondo perduto alle imprese sulla base del loro calo di fatturato, previsti dal Decreto Rilancio, sarebbe stato sufficiente utilizzare i dati della fatturazione elettronica obbligatoria per le imprese in possesso della Pubblica amministrazione”. 

Ci sono imprese, pur in una situazione dì estesa complessità, puntano sull’innovazione e sull’implementazione dei mercati. Per queste l’emergenza sanitaria è un’opportunità, addirittura, di rilancio e di varo di nuovi modelli aziendali. Che cosa si sente di dire a questi esempi virtuosi per tutto il comparto? 

“Gli artigiani, i micro e piccoli imprenditori hanno mostrato grandi capacità di resilienza e di reattività alla crisi proprio puntando sull’innovazione. Da un nostro sondaggio emerge infatti che oltre il 50 per cento delle piccole imprese durante il lockdown ha attivato cambiamenti per fronteggiare la crisi, soprattutto investendo in tecnologie digitali e sulla sostenibilità ambientale. A fine giugno 2020 le imprese artigiane digitali  sono aumentate del 2,2%. L’economia digitale sarà uno dei driver della ripresa. Io dico agli imprenditori: bravi, bisogna continuare così! Però, attenzione, l’innovazione deve servizi per mettere in luce ancora di più e meglio il valore artigiano dei nostri prodotti e dei nostri servizi. Non dimentichiamo che soltanto così ci salveremo: difendendo e valorizzando la qualità del made in Italy, il bello e il ben fatto che esce dalle nostre mani e dalla nostra testa. Bisogna valorizzare il nostro tessuto produttivo, di cui la piccola impresa di territorio è il punto di forza, modello capace di coniugare la sostenibilità ambientale, economica e sociale e che ci ha permesso di rimanere il secondo maggior Paese manifatturiero in Europa e leader globale nei settori di punta del made in Italy, dall’agroalimentare alla moda, dal legno-arredo alle meccanica”.  

Nella foto Giorgio Merletti.

Rivedi qui l’intervista al presidente Merletti.

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Credits: Federico Lodesani

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