E45

Chiusura E45, un dramma. Imprese disperate: va riaperta la vecchia provinciale

Pierluigi Battistini, Responsabile Confartigianato Valle del Savio 

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Le imprese artigiane di montagna e quelle dell’intero territorio cesenate sono fortemente preoccupate e angosciate per la messa sotto sequestro e la chiusura del viadotto toscano dopo Canili della E45, che taglia l’Italia in due e pone seri problemi a chi si sposta e a chi lo fa per lavoro.

L’assoluta mancanza di viabilità alternativa blocca il passaggio e congela lo sviluppo provocando enormi danni alle imprese.
 
Confartigianato cesenate da molti anni chiede invano di ripristinare la vecchia provinciale umbro-casentinese lunga appena quattro chilometri, strategica per ovviare alla chiusura della E45. Nel 2012, l’anno del nevone, lo chiedemmo quando venne chiuso lo stesso viadotto di Canili, denunciando il dramma infrastrutturale della mancanza di viabilità alternativa, a meno di non passare per i Mandrioli o il Fumaiolo, che francamente è pura follia.
 
In quei giorni di sette anni fa una residente alla Ville di Montecoronaro nel comune di Verghereto che si doveva recare a Sanseplocro a fare la dialisi, rischiò la vita e dovette essere prelevata con l’elimedica, perché la provinciale umbrocasentinese era chiusa e lasciata andare in malora. Ad attivarsi fu l’allora presidente della Provincia Massimo Bulbi il quale chiese di intervenire e di riaprirla, ma Anas e province toscane non recepirono l’invito. Né lo recepirono in seguito. L’immobilismo sta alla base di molti mali e anche in questa circostanza è alla base del dramma infrastrutturale ed economico di questi giorni.
 
Confartigianato rinnova dunque l’invito a intervenire sull’ex provinciale rendendola disponibile al transito ed esprime grandissima preoccupazione per l’economia del territorio e soprattutto per il comparto del trasporto merci e persone, che rischia di essere messo in ginocchio da questo penalizzante scenario.
 
Numerose imprese ci hanno scritto in preda alla disperazione, in quanto in molti casi rischiano di perdere commesse di lavoro, in considerazioni dei maggiori costi che le tratte subiscono a causa dei percorsi alternativi (A1 e A14) che occorre intraprendere nell’attraversamento del Corridoio Adriatico e della dorsale appennica da Nord a Sud e da sud a Nord. In altri invece faranno fatica a ricaricare interamente i maggiori costi alla committenza.
 
Confartigianato chiede di porre la massima attenzione istituzionale al problema e di non lasciare nulla di intentato per affrontarlo nei tempi più brevi possibili, nonché di premunirsi con la riapertura della vecchia provinciale.
 
Quello che sta a cuore alla Confartigianato è affrontare e risolvere i problemi delle famiglie e delle imprese del territorio montano e di tutta l’area interessata, che si vedono private di servizi fondamentali, che penalizzano la qualità della vita e del lavoro.
 
 

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Credits: Federico Lodesani

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