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Azienda ricattata dall’hacker: 46 mila euro per non divulgare online 46 mila profili

A cura dell’Ufficio Stampa
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La banca dati di Visure Italia era stata hackerata nei giorni scorsi, e l’amministratore unico di Trust srl che la governa, Paolo Baita, è affranto. Da quando i nomi di 46 mila suoi clienti sono stati diffusi sul web passa il tempo a scrivere email e rispondere al telefono per rassicurarli. Raggiunto al telefono dall’agenzia di stampa Agi, ha confessato di saperlo da qualche giorno.

Temeva che sarebbe finita così. Nonostante tutto, ha confermato di avere fatto denuncia alla Polizia Postale e di avere avvertito il Cnaipic, il Centro Nazionale Anti Crimine Informatico e per la Protezione delle Infrastrutture Critiche. “Non potevo e non volevo pagare”. Ha detto “Lo sapevamo dall’11 marzo”.
Anche se i giornalisti di Agi non hanno visto l’email, nella loro ricostruzione dei fatti questo elemento è coerente con l’accaduto: un hacker malevolo ha provato a ricattarlo, con un’email in cui pretendeva il pagamento di un euro per ogni nominativo presente nel database trafugato.
Un tentativo di estorsione: “Trivial”, questo il nome del delinquente, gli ha chiesto 46.000 euro per non divulgare i dati di oltre 46 mila utenti del servizio di Baita che consente ad avvocati, notai e investigatori privati di ricostruire la storia fiscale e creditizia di un qualsiasi soggetto, singolo, pubblico o associato. Visure Italia, servizio di Trust Srl, società a responsabilità limitata di Quartu Sant’Elena (Cagliari), è concessionario della Banca dati delle Camere di Commercio: un “mondo” di dati.
La richiesta sarebbe arrivata via email, attraverso un indirizzo “Proton Mail”, il servizio di mailbox creato in Svizzera dai ricercatori che lavorano nello stesso luogo dove è stato inventato il web trent’anni fa, il 12 marzo, e di cui abbiamo appena festeggiato il trentennale. Proton Mail offre in via gratuita, e a pagamento, un servizio email sicuro: protetto dalla crittografia, protetto dalle leggi della neutrale Svizzera, protetto da un codice efficiente e favorito da un design pulito e leggero. L’email di Trivial è una delle piste che gli investigatori seguono per dare un nome e un volto al ricattatore.

Fonte: Agi

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Credits: Federico Lodesani

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