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Confartigianato dice no al salario minimo legale

A cura dell’Ufficio Stampa
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“Siamo contrari all’introduzione di un salario minimo legale che consideriamo negativo per le imprese e per i lavoratori. Si colpirebbe la contrattazione collettiva, provocando un’alterazione degli equilibri economici e negoziali faticosamente raggiunti. Si creerebbero difficoltà alle imprese e finirebbero penalizzati proprio i lavoratori i cui salarisarebbero schiacciati sulla soglia minima e verrebbero privati del welfare contrattuale. Tutto ciò senza  riuscire a combattere il fenomeno del lavoro nero né a risolvere la questione dei working poor”.

E’ la posizione espressa da Giorgio Merletti, Presidente di Rete Imprese Italia e di Confartigianato Imprese, intervenuto  presso la Commissione lavoro della Camera all’audizione su alcune risoluzioni concernenti la retribuzione minima oraria. Secondo Rete Imprese Italia la contrattazione collettiva, che copre quasi il 90 per cento dei lavoratori, è in grado di garantire trattamenti economici coerenti con le situazioni economiche di mercato dei singoli settori e in linea con le qualifiche dei lavoratori e l’andamento della produttività dei diversi comparti. L’introduzione di un salario minimo legale è improponibile poiché, nel caso in cui fosse inferiore a quello stabilito dai contratti collettivi ne provocherebbe la disapplicazione e, nel caso in cui fosse più alto, si creerebbe uno squilibrio nella rinegoziazione degli aumenti salariali con incrementi del costo del lavoro non giustificati dall’andamento dell’azienda o del settore. Ioltre, rileva il Presidente di Rete Imprese Italia, il salario minimo per legge vanificherebbe gli sforzi della contrattazione collettiva per individuare soluzioni alle mutevoli esigenze organizzative e di flessibilità delle imprese e rischierebbe di colpire tutele collettive e sistemi di welfare integrativi in favore dei dipendenti, come quelli applicati nei settori dell’artigianato, Pmi e del terziario. E’ il caso di quanto previsto dai contratti collettivi sulle prestazioni bilaterali. Secondo Rete Imprese Italia, prioritario deve essere vigilare sull’applicazione dei contratti collettivi di lavoro ed evitare la proliferazione di ‘contratti pirata’ sottoscritti da organizzazioni prive di rappresentatività e non presenti nel Cnel, che generano dumping contrattuale e determinano l’applicazione di salari non congrui rispetto a quelli dei contratti collettivi stipulati dalle organizzazioni realmente rappresentative.

 

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Credits: Federico Lodesani

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